La secolare festa della Madonna della Bruna, protettrice della città di Matera, ha inizio con “ processione dei pastori” con la quale i quartieri antichi si svegliano alle prime luci dell’alba per salutare il Quadro della Vergine, il cui passaggio è annunciato dai botti pirotecnici. Intanto i cavalieri, scorta del carro processionale, si radunano lungo le vie e nei “vicinati”.
Come vuole la tradizione, la mattina del 2 luglio la statua di Maria SS. viene portata nella chiesa di Piccianello, per poi essere portata in processione sul carro trionfale lungo le strade principali gremite di gente, fino ad arrivare in serata nel piazzale del Duomo dove, dopo aver compiuto ancora “tre giri” sul carro trionfale, viene deposta per essere ripresa l’anno successivo.
Il carro è circondato dai “cavalieri” con cavalli bardati di fiori di carta e velluti, l’auriga incita i muli verso la piazza a poche centinaia di metri, per restituire alla folla ivi radunatasi il simbolo della festa. Con lo stesso rito secolare quindi, l’anima popolare si esalta confondendo il sacro con il profano e, nello stupore generale, in un tripudio di massa, il carro in cartapesta, frutto di un lavoro artigianale di mesi, viene assaltato e distrutto.
In tarda serata i fuochi pirotecnici concludono la festa in uno scenario unico sugli antichi rioni dei Sassi. Per la gioia dei cittadini e nel rispetto della tradizione, un nuovo “carro trionfale” verrà ideato e ricostruito l’anno dopo.
Sono addirittura tre le leggende che si raccontano su questa festa.
Una di queste narra di una ragazza sconosciuta, apparsa ad un contadino al suo rientro dalla campagna. La fanciulla chiese al buon uomo un passaggio sul suo carro e questi, dopo averla accompagnata fino alle porte della città, nei pressi della chiesetta di Piccianello, la vide trasformarsi in statua.
La Vergine salutò quindi l’incredulo contadino sussurrandogli queste parole: “E’ così, su un carro addobbato, voglio entrare ogni anno nella mia città”.
Una seconda leggenda, sul perché della distruzione del Carro trionfale, narra invece di un probabile assalto dei saraceni. I materani, per scongiurare il pericolo che le icone della loro profonda devozione e venerazione cadessero nelle mani degli aggressori, distrussero loro per primi il carro, evitandone il saccheggio.
La terza leggenda racconta invece che il Conte Tramontano, signore di Matera, abbia promesso alla cittadinanza di Matera tutto il necessario per lo svolgimento della Festa in onore della Santa patrona, persino un carro nuovo ogni anno.
I materani per mettere alla prova il mal sopportato tiranno, assaltarono il Carro trionfale costringendo il Conte a mantenere la promessa fatta.
Nei materani è radicata la convinzione che il nome Bruna provenga dal colore bruno dell’immagine della Madonna presente nel Duomo. Il restauro però ha smentito tale tesi, infatti il colore è piuttosto chiaro e l’opacità era dovuta al fumo delle candele accese nella Chiesa Madre dai credenti nei secoli.